INTERROGAZIONE – Studenti di psicologia in Italia: il Governo difenderà i propri giovani?

Ecco qua una seconda interrogazione interpartitica inoltrata oggi al Consiglio di Stato sulla vicenda del mancato riconoscimento dei titoli di studio in psicologia conseguiti in Italia da parte di studenti ticinesi.
Lodevole Consiglio di Stato, ringraziamo per la vostra celere risposta del 1. dicembre 2021 all’interrogazione del 26 novembre 2021 intitolata “Studenti di psicologia in Italia: vittime degli errori altrui?”.

Nella sua risposta il Consiglio di Stato in buona sostanza afferma che l’Ufficio dell’orientamento scolastico e professionale (UOSP) non porta alcuna responsabilità per aver erroneamente informato gli studenti sul riconoscimento dei titoli italiani in psicologia, lasciando intendere che la responsabilità sia piuttosto da ricercare presso la Commissione federale sulle professioni psicologiche (PsiCo), la quale nel 2018 non avrebbe in alcun modo informato le Autorità cantonali del cambiamento di prassi per il riconoscimento di tali titoli. Inoltre, non essendo state modificate leggi o ordinanze che regolano il riconoscimento dei titoli esteri, ma solo la prassi con la quale la PsiCo interpreta tali leggi e ordinanze, l’UOSP in alcuno modo avrebbe potuto accorgersi del cambiamento e dunque debitamente reagire.

Non appena venuto a conoscenza del problema l’UOSP ha scritto alla PsiCo per renderla attenta sul pregiudizio che il cambiamento di prassi portava alle persone che conseguivano il Master in Italia, rispetto a quelle che lo conseguivano in nazioni come Francia o Germania, ai cui Master viene riconosciuta l’equipollenza al titolo svizzero senza particolari oneri. La PsiCo ha sostenuto la correttezza della sua decisione.

A nostro avviso, tuttavia, si è sbagliato il bersaglio. Infatti, la disparità di trattamento non è tra la prassi di riconoscimento dell’equipollenza del Master italiano e quella per i Master di Francia e Germania, bensì tra la prassi di riconoscimento utilizzata con le persone che hanno conseguito e conseguono il Master in Italia dopo il 2018 e la prassi utilizzata per coloro che lo hanno conseguito sempre in Italia ma prima del 2018. È infatti lo stesso Consiglio di Stato a rilevare nella sua risposta del 1. dicembre 2021 che “fino al cambio di prassi le lauree magistrali italiane in psicologia ottenute in università italiane venivano riconosciute senza particolari problemi dalla PsiCo, prova ne è che in Ticino operano e hanno operato numerosissimi psicologi e psicologhe ticinesi che hanno effettuato i loro studi in Italia”. Possiamo dunque facilmente comprendere come a subire un grave pregiudizio siano quelle 20 persone o forse più che hanno conseguito il Master in Italia dopo il 2018. A queste persone la PsiCo non ha riconosciuto lo stesso trattamento accordato invece alle “numerosissime” persone che prima del 2018 hanno ricevuto l’equipollenza per direttissima. Questa è la vera disparità di trattamento. Se a ciò aggiungiamo il fatto che recentemente Camera e Senato della vicina Repubblica hanno modificato la Legge sull’abilitazione alla professione di psicologo su suolo italiano abolendo il tirocinio e l’esame di Stato post-laurea, alle 20 persone che si sono viste rifiutare il riconoscimento per direttissima, oltre al danno, verrebbe servita anche la classica beffa.

Considerando tutto quanto precede, la richiesta del Consiglio di Stato che sollecita un intervento di Berset affinché la PsiCo si chini “sulla possibilità di adottare una proroga sull’adeguamento della prassi per le persone che non sapevano di questa modifica al momento dell’inizio dei loro studi di master in psicologia” appare persino troppo timida. L’avviso degli interroganti è infatti che in questo caso vi sono tutti gli estremi per chiedere senza mezzi termini alla PsiCo di annullare tout court il cambiamento discriminatorio di prassi deciso nel 2018 e lasciare che sia l’entrata in vigore delle modifiche di legge italiane a sanare tutto questo pasticciaccio.

Ultimo elemento che mostra l’assurdità della situazione in cui queste 20 o più persone si sono venute a trovare, è dato dal fatto che il Canton Ticino è rappresentato nella PsiCo da un proprio delegato. Questo aspetto solleva più di un interrogativo su come sia stato possibile che la PsiCo, in cui vi è un delegato per il Canton Ticino, decidesse una nuova prassi chiaramente discriminatoria senza che il Consiglio di Stato ne venisse debitamente informato per poter scongiurare tempestivamente il danno sul nascere ed evitare di dover correre a riparare i cocci, come si sta facendo ora.

Alla luce di questi elementi si chiede:

  1. Il membro presente nella PsiCo per il Canton Ticino è stato delegato dal Consiglio di Stato quale suo rappresentante?
  2. In caso affermativo, quale è la natura di tale delega? Non rientrava forse fra i suoi compiti informare tempestivamente il Consiglio di Stato sul cambiamento di prassi o meglio ancora, prima di decidere il cambiamento di prassi, chiedere al Consiglio di Stato quale fosse la sua posizione in merito a un’eventualità del genere?
  3. In caso negativo, da chi è stato delegato e qual era la natura di tale delega? Non rientrava forse fra i suoi compiti informare comunque tempestivamente il Consiglio di Stato sul cambiamento di prassi o meglio ancora, prima di decidere il cambiamento di prassi, chiedere allo stesso quale fosse la sua posizione in merito a un’eventualità del genere?
  4. Quante sono le persone che dall’entrata in vigore della Legge federale sulle professioni psicologiche fino al cambiamento di prassi del 2018 si sono viste riconoscere dalla PsiCo un titolo di studio universitario in psicologia conseguito in Italia senza aver svolto il tirocinio e l’esame di Stato?
  5. Visto che le leggi e le ordinanze che reggono il riconoscimento dei titoli esteri non sono state modificate, conosce il Consiglio di Stato il motivo per il quale la PsiCo ha deciso di modificare la prassi del riconoscimento dei titoli italiani in psicologia?
  6. Alla luce del cambiamento della legge italiana sull’abilitazione quale psicologo, non ritiene necessario il Consiglio di Stato riformulare la propria richiesta alla PsiCo, chiedendo senza mezzi termini l’annullamento del cambiamento di prassi e dunque il riconoscimento diretto di tutte le lauree magistrali come si è fatto fino al 2018?
  7. Non ritiene il Consiglio di Stato necessario darsi una scadenza per risolvere il problema venutosi a creare e se necessario anche incontrare rappresentanti del Dipartimento federale degli interni, della PsiCo (rappresentante del Cantone incluso) e della Deputazione parlamentare?

Ringraziamo per le risposte,

Nicola Schoenenberger, Claudia Crivelli Barella, Marco Noi, Fiorenzo Dadò, Tamara Merlo, Matteo Quadranti, Andrea Censi