INTERPELLANZA – Sussidi a UNITAS vincolati a un audit indipendente

Motivazione riguardo l’interesse pubblico e l’urgenza [cfr. art. 97 cpv. 1 ultima frase LGC] – L’atto parlamentare riguarda i comportamenti altamente inappropriati (si parla di molestie sessuali e mobbing in particolare) commessi da una persona in vista all’interno di UNITAS (Associazione ciechi e ipovedenti della Svizzera italiana) e portati alla luce nelle ultime settimane dalla stampa. Sempre secondo la stampa una trentina di persone tra soci/e, volontari/e e utenti hanno firmato una lettera con la quale si richiedono le dimissioni del comitato dell’Associazione UNITAS e dei Consigli di fondazione della Fondazione Tarcisio Bisi e Anita Gaggini rispettivamente della Fondazione Emma Rulfo.

L’interesse pubblico è dato dal fatto che Unitas beneficia di ingenti sussidi da parte dell’Ente pubblico e che dalla citata lettera con la richiesta di dimissioni sembrerebbe che l’organo dell’Ente sussidiato responsabile del buono svolgimento di attività e servizi a beneficio di persone in stato di bisogno a causa della loro cecità o ipovisione, non goda più della fiducia di diverse persone.

L’urgenza è data dal fatto che segnali del genere non possono essere ignorati e impongono al Cantone quale ente sussidiante di fare il necessario per ripristinare fiducia e serenità nell’operato di Unitas e delle Fondazioni che la sostengono.

Testo dell’interpellanza – Dalle informazioni giornalistiche che si sono susseguite soprattutto dopo l’interrogazione del 22.02.2022 di Claudia Crivelli Barella e cofirmatari, appare evidente che il profondo disagio in seno all’UNITAS non è cosa relativamente recente ma risale a oltre un ventennio fa, quando un’operatrice tragicamente suicidatasi nel 2001, lasciò uno scritto – chiamato “Testamento morale” – dove descriveva un clima opprimente in seno a UNITAS, contraddistinto da mobbing e vessazioni perpetrate su di lei (ma anche su altri) da persone che considerava “responsabili della sua morte”. A questo tragico e scioccante evento – da cui è peraltro molto delicato trarre delle conclusioni, ma che non può certamente essere ignorato – si sono poi aggiunte più recentemente le rivelazioni di persone fra soci/e, volontari/e ed utenti che denunciavano comportamenti altamente inadeguati (molestie a sfondo sessuale e mobbing) verso di loro, ma anche verso altri/e, da parte di un “alto dirigente” della UNITAS. Una di queste denunce sarebbe arrivata nel dicembre 2019 al Comitato dell’associazione e il Presidente (attualmente in carica), dopo essersi rivolto “a titolo personale, a un giurista di fama”, sembra aver piuttosto voluto proteggere la reputazione dell’associazione e dell’alto dirigente più che voler proteggere la vulnerabile utenza dai comportamenti di natura chiaramente penale del collega. Un’”ennesima segnalazione” è poi giunta a fine estate 2021 al DSS, il quale l’ha subito inoltrata alla polizia. Dopo la relativa inchiesta, questa é giunta al Ministero pubblico, il quale ha recentemente deciso il non luogo a procedere per prescrizione del termine di denuncia.

In seguito, il Comitato di UNITAS – dopo che per voce del suo Presidente aveva definito diffamatorio riportare alla luce fatti risalenti a due anni prima, per i quali erano già stati presi provvedimenti – ammette in una nota stampa di essere a conoscenza di alcuni episodi inappropriati e di aver inoltre incaricato l’avvocata Raffaella Martinelli Peter di fare un audit su quanto successo. Dopo questo comunicato di UNITAS, arriva l’annuncio tramite stampa che una lettera firmata da oltre 30 volontari, membri e utenti di UNITAS richiede le dimissioni del Comitato dell’Associazione, cosi come dei Consigli della Fondazione UNITAS Tarcisio Bisi e Anita Gaggini rispettivamente della Fondazione Emma ed Ernesto Rulfo.

Chi conosce UNITAS o si è dato la briga di incrociare le varie informazioni giornalistiche con le informazioni ufficiali presenti in rete su Comitato dell’associazione e Consigli delle citate fondazioni, arriva perfettamente a dedurre che la persona a cui vengono addebitati i “comportamenti inappropriati” non è semplicemente “un membro di UNITAS”, bensì con ogni probabilità una figura apicale e cardine degli ultimi 30 anni almeno di storia UNITAS.

Se ciò corrisponde a realtà – poiché anche in questo contesto parlamentare bisogna riservare il beneficio del dubbio – risulta difficilmente sostenibile o addirittura improponibile a mente degli e delle interpellanti che un audit sui fatti venga commissionato proprio da quei vertici associativi potenzialmente anch’essi oggetto dell’audit stesso. Mandante, mandato e mandatario dell’audit devono in queste delicatissime situazioni (è bene ricordare che la lettera firmata da 30 persone evidenzia non solo comportamenti inaccettabili, ma anche l’accettazione di questi comportamenti da parte degli organi dirigenti “…agendo così per omissione”.) essere assolutamente neutrali e equidistanti dalle parti coinvolte, soprattutto a tutela della parte più vulnerabile costituita dall’utenza in evidente stato di bisogno e dalle e dagli impiegate/i il cui contratto di lavoro dipende dalla dirigenza.

Per i motivi sopra esposti ci permettiamo di porre i seguenti quesiti:

  1. Quali controlli ha esercitato e esercita il CdS per tutelare gli utenti e i dipendenti delle associazioni finanziate dal cantone?
  2. E’ giudizioso, secondo il CdS, che l’audit su UNITAS sia commissionato e pagato da UNITAS stessa?
  3. Non è intenzione del Cantone condizionare l’elargizione dei sussidi a una propria verifica o commissionata a un mandatario indipendente?
  4. Come si pone il CdS – a fronte della richiesta da parte di volontari, soci e utenti – delle dimissioni del comitato di UNITAS e dei consigli di fondazione?

Marco Noi, Claudia Crivelli Barella, Sabrina Gendotti, Fiorenzo Dadò, Roberta Soldati, Tiziano Galeazzi, Tamara Merlo, Maura Mossi Nembrini, Sabrina Aldi, Andrea Censi, Angelica Lepori Sergi, Matteo Pronzini, Lea Ferrari, Massimiliano Ay