L’albero di Chiasso e gli auguri dei Verdi

Il nuovo fa sempre fatica a prendere spazio, a farsi comprendere e accettare: questo in qualsiasi campo, e a maggior ragione in un tema che ruota sulla tradizione come il Natale. Non ho visto di persona l’albero della discordia a Chiasso, e mi spiace che non a tutti sia piaciuto: il concetto elaborato dai ragazzi mi sembra molto bello, ma capisco che alcune persone siano legate al Natale secondo la tradizione che conoscono, e ogni variazione sul tema inevitabilmente crea delle perplessità: non tutti sono aperti al nuovo, alla riflessione, a ciò che non capiscono di primo acchito. Come detto, è un peccato. Però, occorre dire che i ragazzi vanno educati anche alla frustrazione, al fatto che non tutto sia possibile subito, senza fatica, senza incontro. Forse, più che condannare le cittadine e i cittadini che non hanno gradito l’albero, si potrebbe pensare, con gli stessi ragazzi che hanno partecipato al progetto, a una nuova proposta (a Pasqua, o il prossimo Natale, o in un’altra occasione), curando maggiormente l’aspetto di dialogo con la popolazione residente: in tal modo, invece di instradare i giovani verso il cinismo e la disillusione, sarà possibile educarli ad essere concretamente forti e coraggiosi, a non perdere la speranza di far capire i propri messaggi. La comunicazione di quanto si sente dentro è un’arte delicata e preziosa: non perdiamola in sterili polemiche.

I Verdi non organizzano grandi pranzi elettorali natalizi e non addobbano alberi (se non nell’intimità delle proprie famiglie), ma ci sono, osservano la realtà, fiutano l’aria dei boschi fuggendo allo smog cittadino appena possibile e, nel silenzio, aldilà delle cerimonie e dei riti propri di ogni comunità, nel silenzio e nel rispetto, augurano a tutti un Natale di contemplazione e di pace autentica.